FIGLI DELLA PROVETTA

ARTICOLI RIGUARDO LE NUOVE TECNOLOGIE DELLA RIPRODUZIONE UMANA

sabato 1 maggio 2010

Siena, coppia di donne avrà figlio

Siena, coppia di donne avrà figlio
30/4/2010

Dopo inseminazione in Danimarca
Una coppia di due donne di Siena avrà un bambino, concepito dopo un intervento di inseminazione artificiale eseguito in Danimarca. "Il bambino che avremo è fortemente voluto - racconta al "Corriere di Siena" una delle protagoniste - . Esistono al mondo troppi bambini non voluti ma che hanno un padre e una madre. In quel caso - continua - è visto come un gesto d'amore, se lo fanno due donne invece viene visto come un gesto pieno di egoismo".


La storia è quella di Sara e Margherita. L’opinione pubblica è rimasta molto colpita e subito si è aperto un dibattito sulle pagine del quotidiano senese. Tra i cittadini che hanno espresso la propria opinione c'è chi crede non ci sia nulla di male. Altri si preoccupano per il bambino per come "potrà trovarsi a scuola, con i suoi compagni". Qualcuno teme che "Siena sia una città ancora troppo chiusa”.

Andrea Fagiolini, da qualche mese nuovo direttore dell’Unità operativa di Psichiatria delle Scotte di Siena, contribuisce al dibattito sulle pagine del quotidiano. "Ci sono tanti pregiudizi che resistono nella nostra società, rispetto alle coppie omosessuali. Primo fra tutti, resta la convinzione che i figli nati da queste unioni possono crescere con gravi deficit. E’ una vecchia credenza che va superata, lo dicono gli studi internazionali più accreditati in campo psicoanalitico e psichiatrico".

“Negli Stati Uniti mi è successo, di seguire coppie omossessiale che volevano un figlio, qui in Italia ancora no. Per accompagnare queste coppie valgono le stesse tecniche che vengono usate per i genitori eterosessuali che vogliono intraprendere l’esperienza dell’inseminazione o dell’adozione. Anche quelle coppie che sembrano convinte al cento per cento e che pensano di non avere alcuna titubanza, hanno comunque bisogno di aiuto”.

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo480416.shtml

mercoledì 14 aprile 2010

Gb: ottenuti embrioni con dna 3 persone

Gb: ottenuti embrioni con dna 3 persone
Ricercatori riescono ad evitare trasmissione malattie ereditarie
14 aprile, 20:36

ANSA) - ROMA, 14 APR - Ricercatori dell'universita' di Newcastle, in Gran Bretagna, hanno ottenuto embrioni umani col Dna di tre persone, due madri e un padre. Il risultato e' stato pubblicato su Nature. Per evitare la trasmissione di malattie ereditate per via materna, attraverso il Dna mitocondriale, i ricercatori hanno utilizzato gli ovociti della madre, portatrice delle malattie, e di una donna non portatrice, ottenendo un ovocita non a rischio. Qui' sono stati trasferiti i dna della madre e del padre.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2010/04/14/visualizza_new.html_1762600972.html

domenica 10 febbraio 2008

VERSO LA CLONAZIONE UMANA

Verso la clonazione umana
di: Alessio Mannucci

Un gruppo di ricercatori statunitensi è riuscito, per la prima volta, a creare embrioni clonati da scimmie macaco adulte (Macacus Rhesus), i nostri cugini più prossimi. Potrebbe essere un “gigantesco passo in avanti” - così sostiene il britannico The Independent - verso la clonazione umana. La sintesi del lavoro, compiuto dall'equipe guidata dal biologo di origine russa Shoukhrat Mitalipov, dell'Oregon National Primate Research Centre di Beaverton, sarà pubblicata su Nature.



La notizia è stata ufficializzata all'interno di un rapporto dell'Istituto di Ricerca Avanzata delle Nazioni Unite, e confermata da Alan Trouson, della Monash University di Melbourne, uno dei maggiori specialisti delle tecniche di clonazione. I ricercatori hanno anche estratto, da alcuni degli embrioni clonati, cellule staminali fatte trasformare in tessuti cardiaci e nervosi. Mitalipov dice di essere riuscito a creare due linee di cellule staminali da 20 embrioni clonati. Hanno poi provato, senza successo, a impiantare circa 100 embrioni clonati nell'utero di una cinquantina di “madri surrogate”. Nel 1996, per creare la pecora Dolly, primo clone di un mammifero adulto, furono necessari 277 tentativi, cioè 277 embrioni.

Secondo Alan Trounson, il successo di Mitalipov rappresenterebbe il passo avanti lungamente atteso: nonostante numerosi tentativi, infatti, nessuno finora era riuscito a produrre embrioni clonati di primati da cellule adulte. “I risultati di Mitalipov provano quanto sia valida la teoria dei primati, secondo cui essi rispondono ai requisiti necessari. Ora è possibile prendere seriamente in considerazione la clonazione umana”.


DICHIARAZIONE DI OVIEDO

La “Dichiarazione di Oviedo” - “Convenzione per la protezione dei diritti dell'uomo e la dignità dell'essere umano riguardo le applicazioni della biologia e della medicina2 - approvata dal Consiglio d'Europa il 4 aprile 1997 ad Oviedo nelle Asturie, rappresenta la vera e propria Carta della bioetica europea, posto che, almeno alcuni articoli (11, 13, 14, 16, 17, 19, 20 e 21), non sono passibili di restrizioni e assumono quindi carattere di veri e propri principi incondizionati. L'art. 2 sancisce il primato assoluto dell'essere umano: “L'interesse e il bene dell'essere umano devono prevalere sul solo interesse della società o della scienza” (che belle parole !).

Alcuni episodi, non ultimi quelli relativi alla legge olandese sull'eutanasia e all’autorizzazione del governo inglese a far uso nella ricerca medica di embrioni ricavati mediante tecnica di “clonazione terapeutica”, hanno mostrato come la Carta abbia ben poco valore esecutivo, e come posso tranquillamente essere bypassata, tanto non interviene nessuno.



Nella realtà dei fatti, in Europa non esiste affatto una regolamentazione comunitaria in materia. In Italia, che ha ratificato la Dichiarazione di Oviedo, la clonazione umana è vietata non da una vera e propria legge ma da un provvedimento di natura amministrativa, cioè un'ordinanza del Ministro della Sanità del 22 dicembre 1999, con cui è fatto divieto di praticare la clonazione, sia umana che animale, la clonazione a fini riproduttivi e la creazione di embrioni a scopo di ricerca. Per quanto riguarda la clonazione animale, però, il ministro della salute Girolamo Sirchia ha annunciato di voler rimuovere il divieto, per permettere ricerche sperimentali sugli embrioni diversi da quelli di uomo. In Francia esiste una legge sulla bioetica risalente al 1994, nella quale si legge che “è vietata qualsiasi forma di ricerca scientifica sull'embrione umano”.

La Francia non ha ratificato la convenzione di Oviedo in quanto ritiene la normativa nazionale più restrittiva della dichiarazione stessa. In Germania, il Paese europeo con le disposizioni più garantiste rispetto ai diritti dell'embrione umano, una legge del 1990 stabilisce che “fin dalla sua origine l'embrione umano è considerato come una persona. Fin dalle ore che seguono la fecondazione, l'embrione è intoccabile”. In Irlanda, Paese nel quale fra l'altro l'aborto procurato è ancora vietato dalla legge, la clonazione è senz'altro proibita, poiché l'embrione umano è tutelato dalla Costituzione dell’Eire, e non può quindi essere usato come una cavia di laboratorio. Spagna e Grecia, che hanno già ratificato la convenzione di Oviedo, sembrano escludere la liceità della clonazione umana. C'è poi un nutrito gruppo di nazioni europee - Belgio, Finlandia, Danimarca, Lussemburgo, Portogallo, Olanda, Svezia - che hanno firmato la Dichiarazione di Oviedo ma che non l'hanno ratificata, per cui sul loro territorio potrebbe, almeno teoricamente, avviarsi una sperimentazione sugli embrioni umani, compresa la clonazione.

In Gran Bretagna, probabilmente il Paese più permissivo in questo campo, soprattutto dopo le conclusioni della celebre commissione Warnock, con la elaborazione del concetto – per la verità assai contestato negli ambienti scientifici - di “pre-embrione” (in tutti i documenti favorevoli alla manipolazione del “pre-embrione” sono stati identificati alcuni criteri che ne giustificano la distinzione dal vero embrione, che apparirebbe magicamente dal quattordicesimo giorno di vita in poi o anche oltre, una chiara forzatura ideologica in favore della manipolazione degli embrioni, ndr). Nel gennaio del 2001, la Camera dei Lord ha dato il via libera all'utilizzo delle cellule staminali di embrioni umani a scopo di ricerca, per cui sembra che la stessa clonazione terapeutica rimarrà del tutto lecita. Mentre potrebbe essere vietata quella riproduttiva.

Negli Stati Uniti, dove si pratica la clonazione terapeutica, e dove si possono anche acquistare gatti clonati, l'amministrazione di George W. Bush si è dichiarata intenzionata a sanzionare duramente la clonazione umana, per qualsiasi scopo venga intrapresa. Il Congresso ha annunciato un provvedimento legislativo in questa direzione. Nell'estate del 2001, lo stesso Bush ha elaborato un documento sull'embrione umano, nel quale prevalgono le ragioni della tutela, soprattutto attraverso il divieto di produzione di embrioni a scopo di ricerca. Sono invece autorizzati gli studi su embrioni che siano già stati uccisi precedentemente.

In Australia, nello stato di Victoria, in seguito alla legge approvata dal parlamento federale, è stata legalizzata la clonazione di embrioni umani per la ricerca sulle cellule staminali. Il provvedimento è stato approvato dal parlamento statale, dopo che i partiti avevano dato indicazione di libero voto secondo coscienza. Possono essere utilizzati embrioni in eccedenza relativi al trattamento di fecondazione in vitro per creare staminali a scopo di ricerca medica. Il ministro della Sanità Pike ha dichiarato: “La nuova legge rafforzerà la reputazione dell'Australia come leader nella ricerca medica. Le norme di licenza sono sempre molto severe - ha precisato - e vi saranno chiari limiti etici”. La legge infatti prevede una pena di 15 anni di carcere per chi contravviene ai limiti imposti dalla legge per prevenire gli abusi. Nonostante la soddisfazione generale, il gruppo per il diritto alla vita ha accusato i parlamentari di permettere la produzione di esseri umani da essere usati a beneficio altrui, come schiavi della scienza e destinati, infine, ad essere distrutti. Secondo Margaret Tighe, il presidente del gruppo, la legge approvata è immorale e crea un precedente pericoloso.

La Spagna di Zapatero sta invece spingendo verso una legge per la “clonazione controllata” a fini terapeutici. Il governo ha approvato una bozza preliminare di un disegno di legge che include la tecnica di trasferimento dei nuclei cellulari per creare tessuti o organi da utilizzare nella terapia di malattie considerate incurabili, tecnica contro cui si è espressa la Conferenza episcopale, affermando che attenta alla la dignità della persona, autorizzata in Europa da Gran Bretagna, Svezia e Belgio, e nel mondo da Australia, Giappone, Corea, Israele e Singapore. È consentita anche negli Stati Uniti, ma senza l'impiego di fondi pubblici federali.

Data articolo: novembre 2007


Verso la clonazione umana
di: Alessio Mannucci

Un gruppo di ricercatori statunitensi è riuscito, per la prima volta, a creare embrioni clonati da scimmie macaco adulte (Macacus Rhesus), i nostri cugini più prossimi. Potrebbe essere un “gigantesco passo in avanti” - così sostiene il britannico The Independent - verso la clonazione umana. La sintesi del lavoro, compiuto dall'equipe guidata dal biologo di origine russa Shoukhrat Mitalipov, dell'Oregon National Primate Research Centre di Beaverton, sarà pubblicata su Nature.



La notizia è stata ufficializzata all'interno di un rapporto dell'Istituto di Ricerca Avanzata delle Nazioni Unite, e confermata da Alan Trouson, della Monash University di Melbourne, uno dei maggiori specialisti delle tecniche di clonazione. I ricercatori hanno anche estratto, da alcuni degli embrioni clonati, cellule staminali fatte trasformare in tessuti cardiaci e nervosi. Mitalipov dice di essere riuscito a creare due linee di cellule staminali da 20 embrioni clonati. Hanno poi provato, senza successo, a impiantare circa 100 embrioni clonati nell'utero di una cinquantina di “madri surrogate”. Nel 1996, per creare la pecora Dolly, primo clone di un mammifero adulto, furono necessari 277 tentativi, cioè 277 embrioni.

Secondo Alan Trounson, il successo di Mitalipov rappresenterebbe il passo avanti lungamente atteso: nonostante numerosi tentativi, infatti, nessuno finora era riuscito a produrre embrioni clonati di primati da cellule adulte. “I risultati di Mitalipov provano quanto sia valida la teoria dei primati, secondo cui essi rispondono ai requisiti necessari. Ora è possibile prendere seriamente in considerazione la clonazione umana”.


DICHIARAZIONE DI OVIEDO

La “Dichiarazione di Oviedo” - “Convenzione per la protezione dei diritti dell'uomo e la dignità dell'essere umano riguardo le applicazioni della biologia e della medicina2 - approvata dal Consiglio d'Europa il 4 aprile 1997 ad Oviedo nelle Asturie, rappresenta la vera e propria Carta della bioetica europea, posto che, almeno alcuni articoli (11, 13, 14, 16, 17, 19, 20 e 21), non sono passibili di restrizioni e assumono quindi carattere di veri e propri principi incondizionati. L'art. 2 sancisce il primato assoluto dell'essere umano: “L'interesse e il bene dell'essere umano devono prevalere sul solo interesse della società o della scienza” (che belle parole !).

Alcuni episodi, non ultimi quelli relativi alla legge olandese sull'eutanasia e all’autorizzazione del governo inglese a far uso nella ricerca medica di embrioni ricavati mediante tecnica di “clonazione terapeutica”, hanno mostrato come la Carta abbia ben poco valore esecutivo, e come posso tranquillamente essere bypassata, tanto non interviene nessuno.



Nella realtà dei fatti, in Europa non esiste affatto una regolamentazione comunitaria in materia. In Italia, che ha ratificato la Dichiarazione di Oviedo, la clonazione umana è vietata non da una vera e propria legge ma da un provvedimento di natura amministrativa, cioè un'ordinanza del Ministro della Sanità del 22 dicembre 1999, con cui è fatto divieto di praticare la clonazione, sia umana che animale, la clonazione a fini riproduttivi e la creazione di embrioni a scopo di ricerca. Per quanto riguarda la clonazione animale, però, il ministro della salute Girolamo Sirchia ha annunciato di voler rimuovere il divieto, per permettere ricerche sperimentali sugli embrioni diversi da quelli di uomo. In Francia esiste una legge sulla bioetica risalente al 1994, nella quale si legge che “è vietata qualsiasi forma di ricerca scientifica sull'embrione umano”.

La Francia non ha ratificato la convenzione di Oviedo in quanto ritiene la normativa nazionale più restrittiva della dichiarazione stessa. In Germania, il Paese europeo con le disposizioni più garantiste rispetto ai diritti dell'embrione umano, una legge del 1990 stabilisce che “fin dalla sua origine l'embrione umano è considerato come una persona. Fin dalle ore che seguono la fecondazione, l'embrione è intoccabile”. In Irlanda, Paese nel quale fra l'altro l'aborto procurato è ancora vietato dalla legge, la clonazione è senz'altro proibita, poiché l'embrione umano è tutelato dalla Costituzione dell’Eire, e non può quindi essere usato come una cavia di laboratorio. Spagna e Grecia, che hanno già ratificato la convenzione di Oviedo, sembrano escludere la liceità della clonazione umana. C'è poi un nutrito gruppo di nazioni europee - Belgio, Finlandia, Danimarca, Lussemburgo, Portogallo, Olanda, Svezia - che hanno firmato la Dichiarazione di Oviedo ma che non l'hanno ratificata, per cui sul loro territorio potrebbe, almeno teoricamente, avviarsi una sperimentazione sugli embrioni umani, compresa la clonazione.

In Gran Bretagna, probabilmente il Paese più permissivo in questo campo, soprattutto dopo le conclusioni della celebre commissione Warnock, con la elaborazione del concetto – per la verità assai contestato negli ambienti scientifici - di “pre-embrione” (in tutti i documenti favorevoli alla manipolazione del “pre-embrione” sono stati identificati alcuni criteri che ne giustificano la distinzione dal vero embrione, che apparirebbe magicamente dal quattordicesimo giorno di vita in poi o anche oltre, una chiara forzatura ideologica in favore della manipolazione degli embrioni, ndr). Nel gennaio del 2001, la Camera dei Lord ha dato il via libera all'utilizzo delle cellule staminali di embrioni umani a scopo di ricerca, per cui sembra che la stessa clonazione terapeutica rimarrà del tutto lecita. Mentre potrebbe essere vietata quella riproduttiva.

Negli Stati Uniti, dove si pratica la clonazione terapeutica, e dove si possono anche acquistare gatti clonati, l'amministrazione di George W. Bush si è dichiarata intenzionata a sanzionare duramente la clonazione umana, per qualsiasi scopo venga intrapresa. Il Congresso ha annunciato un provvedimento legislativo in questa direzione. Nell'estate del 2001, lo stesso Bush ha elaborato un documento sull'embrione umano, nel quale prevalgono le ragioni della tutela, soprattutto attraverso il divieto di produzione di embrioni a scopo di ricerca. Sono invece autorizzati gli studi su embrioni che siano già stati uccisi precedentemente.

In Australia, nello stato di Victoria, in seguito alla legge approvata dal parlamento federale, è stata legalizzata la clonazione di embrioni umani per la ricerca sulle cellule staminali. Il provvedimento è stato approvato dal parlamento statale, dopo che i partiti avevano dato indicazione di libero voto secondo coscienza. Possono essere utilizzati embrioni in eccedenza relativi al trattamento di fecondazione in vitro per creare staminali a scopo di ricerca medica. Il ministro della Sanità Pike ha dichiarato: “La nuova legge rafforzerà la reputazione dell'Australia come leader nella ricerca medica. Le norme di licenza sono sempre molto severe - ha precisato - e vi saranno chiari limiti etici”. La legge infatti prevede una pena di 15 anni di carcere per chi contravviene ai limiti imposti dalla legge per prevenire gli abusi. Nonostante la soddisfazione generale, il gruppo per il diritto alla vita ha accusato i parlamentari di permettere la produzione di esseri umani da essere usati a beneficio altrui, come schiavi della scienza e destinati, infine, ad essere distrutti. Secondo Margaret Tighe, il presidente del gruppo, la legge approvata è immorale e crea un precedente pericoloso.

La Spagna di Zapatero sta invece spingendo verso una legge per la “clonazione controllata” a fini terapeutici. Il governo ha approvato una bozza preliminare di un disegno di legge che include la tecnica di trasferimento dei nuclei cellulari per creare tessuti o organi da utilizzare nella terapia di malattie considerate incurabili, tecnica contro cui si è espressa la Conferenza episcopale, affermando che attenta alla la dignità della persona, autorizzata in Europa da Gran Bretagna, Svezia e Belgio, e nel mondo da Australia, Giappone, Corea, Israele e Singapore. È consentita anche negli Stati Uniti, ma senza l'impiego di fondi pubblici federali.

Data articolo: novembre 2007


http://www.ecplanet.com/print.php?id=28201&madre=8

EMBRIONI IBRIDI ANIMALI.UOMO

r.s. a cura della redazione ECplanet

Scienziati inglesi vogliono produrre embrioni ibridi animali-uomo

La Hfea, autorità inglese per la fecondazione umana e l´embriologia, ha da ieri tre mesi di tempo per decidere se rilasciare, a due diverse équipe di ricerca (una guidata da Stephen Minger, del King´s College di Londra, e l´altra da Lyle Armstrong, del North East England Stem Cell Institute di Newcastle), una licenza che autorizzi la creazione di ibridi con ovociti di vacche, conigli e capre inseminati con sperma umano. Scopo dichiarato degli esperimenti è quello di trarre cellule staminali dagli embrioni “allo 0,1 per cento animali e al 99,9 per cento umani” che ne risulterebbero, in vista di ipotetici usi terapeutici in malattie incurabili, come distrofia muscolare, morbo di Parkinson e Alzheimer.

La procedura d´urgenza scelta dai richiedenti farà sì che, se la Hfea non darà il proprio parere nei termini stabiliti, varrà il principio del silenzio-assenso. Tutto questo significa che ciò che sarebbe stato impensabile fino a poco tempo fa, e cioè la contaminazione di umano e animale nella genesi della vita (la stessa Hfea aveva giudicato inammissibile, nel 1990, la mescolanza di gameti umani e animali) risulterà avallato da un atto poco più che amministrativo, in nome del superiore interesse della ricerca. Che ha sempre molta fretta e non può aspettare, nemmeno in un campo di così evidente delicatezza, le normali procedure di discussione e di approfondimento. La creazione di chimere uomo-animale è la strada scelta dai ricercatori inglesi per sopperire alla cronica carenza di ovociti necessari alle pratiche di clonazione (cosiddetta) terapeutica, dato che sono sempre troppo scarse le donne disposte a donare i propri gameti.

Poco male se il risultato assomiglia all´incubo descritto dallo scrittore inglese H.G. Wells ne “L´isola del dottor Moreau”. Nella finzione letteraria, lo scienziato pazzo creava uomini-leone guerrieri, uomini-cane servitori e uomini-bue operai. Nella realtà dei laboratori britannici, diventerà pratica corrente fabbricare esseri con percentuali variabili di umanità, da usare come riserva di staminali. Sempre che non riesca a farsi sentire il fronte degli oppositori al progetto chimera. Ieri, l´attivista pro-life Josephine Quintavalle ha definito “aberrante” l´idea di mescolare umano e animale nell´identità genetica. “È un sentimento umano primario - ha dichiarato al Telegraph - l´idea che animali e creature umane non debbano essere mescolati”.

Fonte: Foglio.it / novembre 2006


http://www.ecplanet.com/canale/ricerca-8/Ricerca-50/clonazione+umana-/0/27430/it/ecplanet.rxdf

ESPERIMENTI CHIMERICI

Esperimenti chimerici 5

di: Alessio Mannucci

L'agenzia britannica HFEA, che circa un mese fa aveva dato il via libera ai protocolli di ricerca sui “cibridi”, gli embrioni chimera, avrebbe commissionato un sondaggio (con modalità quanto meno discutibili) prima di decidere.

La tecnica in discussione prevede l’inserimento di una cellula somatica umana all’interno del citoplasma di una cellula uovo di origine animale privata del proprio materiale genetico, contenuto nel nucleo, ma con un residuo materiale genetico animale contenuto nei mitocondri, gli organuli deputati, per semplificare, al rifornimento energetico della cellula. La cellula risultante sarebbe così dotata di un nucleo contenente DNA umano e mitocondri contenenti DNA animale e prenderebbe il nome di “cibride” (dall'inglese “cybrid”, ovvero “cytoplasmic hybrid”). Una volta sottoposto ad un processo di attivazione, esso dovrebbe iniziare la sequenza di divisione e moltiplicazione cellulare tipica di qualsiasi embrione e, se in grado di raggiungere lo stadio di blastocisti, sarebbe distrutto per estrarne cellule staminali embrionali.



Molti commentatori si sono dichiarati favorevoli a questo genere di ricerca appoggiandosi su tre argomentazioni fondamentali: le possibili cure per le più svariate patologie che da una tale ricerca potrebbero derivare, il superamento attraverso queste ricerche delle difficoltà a reperire un numero sufficiente di cellule uovo umane e il superamento del problema etico rappresentato dalla successiva distruzione di embrioni umani per ottenere cellule staminali embrionali. I cibridi, si sostiene, non avrebbero infatti alcuna possibilità di svilupparsi in un organismo completo e comunque non verrebbero mai impiantati in un utero umano, ma verrebbero distrutti prima del 14° giorno.

La bioetica nasce proprio come scienza del limite nei confronti dell'imperativo assoluto che impone di fare tutto quello che è tecnicamente possibile fare. La riflessione bioetica, in cui i medici e ricercatori sono solo una delle parti coinvolte, deve essere messa in condizioni di esercitare esercita la sua saggia azione di controllo, specie da quando la scienza è diventata invasiva e manipolativa nei confronti della vita.

La creazione di questi organismi viventi (cibridi) pone il problema dell’identità umana, cioè di che cosa ci identifica come esseri umani. La questione della presenza di componenti genetiche animali in cellule a contenuto genetico nucleare umano rimanda per certi aspetti all'uso di parti di origine animale inserite artificialmente all'interno del corpo umano (xenotrapianti) di cui la Pontificia Accademia Pro Vita si è occupata in uno specifico documento. In esso, la liceità morale, da valutare caso per caso, trovava un limite nel pericolo di un possibile salto di agenti infettivi dalla specie animale a quella umana e nella perdita o modifica dell'identità della persona attuata attraverso l'uso di xenotrapianti di gonadi o encefalo, inscindibilmente legati all'identità personale, o di organi ad elevata valenza simbolica personale. Il caso dei cibridi però si discosta da quello degli xenotrapianti, perché è ad oggi ignoto se e quanto la presenza di materiale genetico di origine animale nei mitocondri di ogni cellula influenzi e modifichi l'identità umana di questo genere di organismi. L’incertezza è tale che neppure i vari enti che in Inghilterra si sono occupati della questione hanno trovato un minimo accordo tra loro quando hanno cercato di stabilire lo statuto umano o animale dei cibridi.

Una cosa è comunque certa: negare lo statuto embrionale a tale organismi equivale a negare un'evidenza scientifica, mentre è impresa di pensiero assai ardua non estendere le obiezioni sollevate contro la clonazione umana a questo genere di sperimentazione. Le rassicurazioni circa l'assenza di qualsiasi potenzialità organogenetica e di sviluppo embrionale di questi “ibridi citoplasmatici”, lungi dal rassicurare, rappresenta nell'orizzonte scientista una nuova sfida, una nuova conquista, che una volta raggiunta potrebbe ad esempio promettere un’infinita disponibilità di organi di ricambio, perché no, dotati anche di prestazioni funzionali superiori rispetto agli originali “solamente” 100% umani.

C'è poi la questione della distruzione degli embrioni per l'ottenimento di cellule staminali embrionali. Chi nega valore personale alla vita umana embrionale in toto, non ha alcuna difficoltà a concepire la distruzione di questi embrioni. Mentre di cirmine si tratta per chi tende a riconoscere e tutelare come valore incondizionato la vita umana dal concepimento alla morte naturale.

Quale nota non secondaria, la HFEA, l'ente di controllo britannico che ha espresso parere favorevole nei confronti di due distinti protocolli di ricerca con cibridi, avrebbe fatto dipendere la propria decisione dal risultato vincolante di una serie di sondaggi rivolti alla popolazione generale costati 150.000 sterline. Il chinarsi della scienza al giudizio delle persone normali dovrebbe essere colto come segno di provvidenziale umiltà, ma per essere tale dovrebbe essere condotto in maniera metodologicamente corretta. Nel sondaggio considerato espressione del favore popolare inglese a queste ricerche, il 61% del campione si è dichiarato a favore dei lavori “che potrebbero aiutare a capire alcune malattie, per esempio il Parkinson e la malattia del motoneurone”. Ma si tratta di un modo di porre la domanda di assai dubbia correttezza, poiché amplifica il principio di speranza e cela quello di precauzione.

È assai dubbio che la maggioranza degli Inglesi si sia espressa a favore di questi esperimenti. Apprendiamo che tra il pool di sondaggi vi è anche quello in cui gli 810 partecipanti hanno fornito risposte scritte e tra questi la maggioranza (494 persone) si è espressa contro i cibridi e solo 129 a favore. Parimenti, tra gli intervenuti ad un altro meeting organizzato dall'agenzia inglese, il 47% si è dichiarato contrario contro il 38% di favorevoli. Attribuire questi risultati alla modalità di arruolamento che richiama prevalentemente i gruppi maggiormente interessati al tema (pro o contro), non giustifica la pratica di enucleare coloro che sono in qualche modo favorevoli alla ricerca sugli embrioni per dimostrare che tra costoro il 60% è favorevole alla creazione di ibridi citoplasmatici. All'interno del gruppo randomizzato costituito da sole 44 persone, di risibile ampiezza statistica, la distribuzione iniziale di 18 favorevoli alla sperimentazione, 13 contrari e 13 neutrali, con una “frequente reazione d'istintiva repulsione”, è cambiata in 27 favorevoli e 5 contrari, ma questo solo dopo “avere fornito complete spiegazioni sulla natura e gli scopi del lavoro”.

Si tratta di un chiaro scorretto intervento sul campione, non compensato dalla presenza di informazioni chiare sui pericoli e sulla probabile fallibilità del progetto.


Data articolo: ottobre 2007
Fonte: pillole.org

Esperimenti chimerici 5

di: Alessio Mannucci

L'agenzia britannica HFEA, che circa un mese fa aveva dato il via libera ai protocolli di ricerca sui “cibridi”, gli embrioni chimera, avrebbe commissionato un sondaggio (con modalità quanto meno discutibili) prima di decidere.

La tecnica in discussione prevede l’inserimento di una cellula somatica umana all’interno del citoplasma di una cellula uovo di origine animale privata del proprio materiale genetico, contenuto nel nucleo, ma con un residuo materiale genetico animale contenuto nei mitocondri, gli organuli deputati, per semplificare, al rifornimento energetico della cellula. La cellula risultante sarebbe così dotata di un nucleo contenente DNA umano e mitocondri contenenti DNA animale e prenderebbe il nome di “cibride” (dall'inglese “cybrid”, ovvero “cytoplasmic hybrid”). Una volta sottoposto ad un processo di attivazione, esso dovrebbe iniziare la sequenza di divisione e moltiplicazione cellulare tipica di qualsiasi embrione e, se in grado di raggiungere lo stadio di blastocisti, sarebbe distrutto per estrarne cellule staminali embrionali.



Molti commentatori si sono dichiarati favorevoli a questo genere di ricerca appoggiandosi su tre argomentazioni fondamentali: le possibili cure per le più svariate patologie che da una tale ricerca potrebbero derivare, il superamento attraverso queste ricerche delle difficoltà a reperire un numero sufficiente di cellule uovo umane e il superamento del problema etico rappresentato dalla successiva distruzione di embrioni umani per ottenere cellule staminali embrionali. I cibridi, si sostiene, non avrebbero infatti alcuna possibilità di svilupparsi in un organismo completo e comunque non verrebbero mai impiantati in un utero umano, ma verrebbero distrutti prima del 14° giorno.

La bioetica nasce proprio come scienza del limite nei confronti dell'imperativo assoluto che impone di fare tutto quello che è tecnicamente possibile fare. La riflessione bioetica, in cui i medici e ricercatori sono solo una delle parti coinvolte, deve essere messa in condizioni di esercitare esercita la sua saggia azione di controllo, specie da quando la scienza è diventata invasiva e manipolativa nei confronti della vita.

La creazione di questi organismi viventi (cibridi) pone il problema dell’identità umana, cioè di che cosa ci identifica come esseri umani. La questione della presenza di componenti genetiche animali in cellule a contenuto genetico nucleare umano rimanda per certi aspetti all'uso di parti di origine animale inserite artificialmente all'interno del corpo umano (xenotrapianti) di cui la Pontificia Accademia Pro Vita si è occupata in uno specifico documento. In esso, la liceità morale, da valutare caso per caso, trovava un limite nel pericolo di un possibile salto di agenti infettivi dalla specie animale a quella umana e nella perdita o modifica dell'identità della persona attuata attraverso l'uso di xenotrapianti di gonadi o encefalo, inscindibilmente legati all'identità personale, o di organi ad elevata valenza simbolica personale. Il caso dei cibridi però si discosta da quello degli xenotrapianti, perché è ad oggi ignoto se e quanto la presenza di materiale genetico di origine animale nei mitocondri di ogni cellula influenzi e modifichi l'identità umana di questo genere di organismi. L’incertezza è tale che neppure i vari enti che in Inghilterra si sono occupati della questione hanno trovato un minimo accordo tra loro quando hanno cercato di stabilire lo statuto umano o animale dei cibridi.

Una cosa è comunque certa: negare lo statuto embrionale a tale organismi equivale a negare un'evidenza scientifica, mentre è impresa di pensiero assai ardua non estendere le obiezioni sollevate contro la clonazione umana a questo genere di sperimentazione. Le rassicurazioni circa l'assenza di qualsiasi potenzialità organogenetica e di sviluppo embrionale di questi “ibridi citoplasmatici”, lungi dal rassicurare, rappresenta nell'orizzonte scientista una nuova sfida, una nuova conquista, che una volta raggiunta potrebbe ad esempio promettere un’infinita disponibilità di organi di ricambio, perché no, dotati anche di prestazioni funzionali superiori rispetto agli originali “solamente” 100% umani.

C'è poi la questione della distruzione degli embrioni per l'ottenimento di cellule staminali embrionali. Chi nega valore personale alla vita umana embrionale in toto, non ha alcuna difficoltà a concepire la distruzione di questi embrioni. Mentre di cirmine si tratta per chi tende a riconoscere e tutelare come valore incondizionato la vita umana dal concepimento alla morte naturale.

Quale nota non secondaria, la HFEA, l'ente di controllo britannico che ha espresso parere favorevole nei confronti di due distinti protocolli di ricerca con cibridi, avrebbe fatto dipendere la propria decisione dal risultato vincolante di una serie di sondaggi rivolti alla popolazione generale costati 150.000 sterline. Il chinarsi della scienza al giudizio delle persone normali dovrebbe essere colto come segno di provvidenziale umiltà, ma per essere tale dovrebbe essere condotto in maniera metodologicamente corretta. Nel sondaggio considerato espressione del favore popolare inglese a queste ricerche, il 61% del campione si è dichiarato a favore dei lavori “che potrebbero aiutare a capire alcune malattie, per esempio il Parkinson e la malattia del motoneurone”. Ma si tratta di un modo di porre la domanda di assai dubbia correttezza, poiché amplifica il principio di speranza e cela quello di precauzione.

È assai dubbio che la maggioranza degli Inglesi si sia espressa a favore di questi esperimenti. Apprendiamo che tra il pool di sondaggi vi è anche quello in cui gli 810 partecipanti hanno fornito risposte scritte e tra questi la maggioranza (494 persone) si è espressa contro i cibridi e solo 129 a favore. Parimenti, tra gli intervenuti ad un altro meeting organizzato dall'agenzia inglese, il 47% si è dichiarato contrario contro il 38% di favorevoli. Attribuire questi risultati alla modalità di arruolamento che richiama prevalentemente i gruppi maggiormente interessati al tema (pro o contro), non giustifica la pratica di enucleare coloro che sono in qualche modo favorevoli alla ricerca sugli embrioni per dimostrare che tra costoro il 60% è favorevole alla creazione di ibridi citoplasmatici. All'interno del gruppo randomizzato costituito da sole 44 persone, di risibile ampiezza statistica, la distribuzione iniziale di 18 favorevoli alla sperimentazione, 13 contrari e 13 neutrali, con una “frequente reazione d'istintiva repulsione”, è cambiata in 27 favorevoli e 5 contrari, ma questo solo dopo “avere fornito complete spiegazioni sulla natura e gli scopi del lavoro”.

Si tratta di un chiaro scorretto intervento sul campione, non compensato dalla presenza di informazioni chiare sui pericoli e sulla probabile fallibilità del progetto.


Data articolo: ottobre 2007
Fonte: pillole.org

Esperimenti chimerici 5

di: Alessio Mannucci

L'agenzia britannica HFEA, che circa un mese fa aveva dato il via libera ai protocolli di ricerca sui “cibridi”, gli embrioni chimera, avrebbe commissionato un sondaggio (con modalità quanto meno discutibili) prima di decidere.

La tecnica in discussione prevede l’inserimento di una cellula somatica umana all’interno del citoplasma di una cellula uovo di origine animale privata del proprio materiale genetico, contenuto nel nucleo, ma con un residuo materiale genetico animale contenuto nei mitocondri, gli organuli deputati, per semplificare, al rifornimento energetico della cellula. La cellula risultante sarebbe così dotata di un nucleo contenente DNA umano e mitocondri contenenti DNA animale e prenderebbe il nome di “cibride” (dall'inglese “cybrid”, ovvero “cytoplasmic hybrid”). Una volta sottoposto ad un processo di attivazione, esso dovrebbe iniziare la sequenza di divisione e moltiplicazione cellulare tipica di qualsiasi embrione e, se in grado di raggiungere lo stadio di blastocisti, sarebbe distrutto per estrarne cellule staminali embrionali.



Molti commentatori si sono dichiarati favorevoli a questo genere di ricerca appoggiandosi su tre argomentazioni fondamentali: le possibili cure per le più svariate patologie che da una tale ricerca potrebbero derivare, il superamento attraverso queste ricerche delle difficoltà a reperire un numero sufficiente di cellule uovo umane e il superamento del problema etico rappresentato dalla successiva distruzione di embrioni umani per ottenere cellule staminali embrionali. I cibridi, si sostiene, non avrebbero infatti alcuna possibilità di svilupparsi in un organismo completo e comunque non verrebbero mai impiantati in un utero umano, ma verrebbero distrutti prima del 14° giorno.

La bioetica nasce proprio come scienza del limite nei confronti dell'imperativo assoluto che impone di fare tutto quello che è tecnicamente possibile fare. La riflessione bioetica, in cui i medici e ricercatori sono solo una delle parti coinvolte, deve essere messa in condizioni di esercitare esercita la sua saggia azione di controllo, specie da quando la scienza è diventata invasiva e manipolativa nei confronti della vita.

La creazione di questi organismi viventi (cibridi) pone il problema dell’identità umana, cioè di che cosa ci identifica come esseri umani. La questione della presenza di componenti genetiche animali in cellule a contenuto genetico nucleare umano rimanda per certi aspetti all'uso di parti di origine animale inserite artificialmente all'interno del corpo umano (xenotrapianti) di cui la Pontificia Accademia Pro Vita si è occupata in uno specifico documento. In esso, la liceità morale, da valutare caso per caso, trovava un limite nel pericolo di un possibile salto di agenti infettivi dalla specie animale a quella umana e nella perdita o modifica dell'identità della persona attuata attraverso l'uso di xenotrapianti di gonadi o encefalo, inscindibilmente legati all'identità personale, o di organi ad elevata valenza simbolica personale. Il caso dei cibridi però si discosta da quello degli xenotrapianti, perché è ad oggi ignoto se e quanto la presenza di materiale genetico di origine animale nei mitocondri di ogni cellula influenzi e modifichi l'identità umana di questo genere di organismi. L’incertezza è tale che neppure i vari enti che in Inghilterra si sono occupati della questione hanno trovato un minimo accordo tra loro quando hanno cercato di stabilire lo statuto umano o animale dei cibridi.

Una cosa è comunque certa: negare lo statuto embrionale a tale organismi equivale a negare un'evidenza scientifica, mentre è impresa di pensiero assai ardua non estendere le obiezioni sollevate contro la clonazione umana a questo genere di sperimentazione. Le rassicurazioni circa l'assenza di qualsiasi potenzialità organogenetica e di sviluppo embrionale di questi “ibridi citoplasmatici”, lungi dal rassicurare, rappresenta nell'orizzonte scientista una nuova sfida, una nuova conquista, che una volta raggiunta potrebbe ad esempio promettere un’infinita disponibilità di organi di ricambio, perché no, dotati anche di prestazioni funzionali superiori rispetto agli originali “solamente” 100% umani.

C'è poi la questione della distruzione degli embrioni per l'ottenimento di cellule staminali embrionali. Chi nega valore personale alla vita umana embrionale in toto, non ha alcuna difficoltà a concepire la distruzione di questi embrioni. Mentre di cirmine si tratta per chi tende a riconoscere e tutelare come valore incondizionato la vita umana dal concepimento alla morte naturale.

Quale nota non secondaria, la HFEA, l'ente di controllo britannico che ha espresso parere favorevole nei confronti di due distinti protocolli di ricerca con cibridi, avrebbe fatto dipendere la propria decisione dal risultato vincolante di una serie di sondaggi rivolti alla popolazione generale costati 150.000 sterline. Il chinarsi della scienza al giudizio delle persone normali dovrebbe essere colto come segno di provvidenziale umiltà, ma per essere tale dovrebbe essere condotto in maniera metodologicamente corretta. Nel sondaggio considerato espressione del favore popolare inglese a queste ricerche, il 61% del campione si è dichiarato a favore dei lavori “che potrebbero aiutare a capire alcune malattie, per esempio il Parkinson e la malattia del motoneurone”. Ma si tratta di un modo di porre la domanda di assai dubbia correttezza, poiché amplifica il principio di speranza e cela quello di precauzione.

È assai dubbio che la maggioranza degli Inglesi si sia espressa a favore di questi esperimenti. Apprendiamo che tra il pool di sondaggi vi è anche quello in cui gli 810 partecipanti hanno fornito risposte scritte e tra questi la maggioranza (494 persone) si è espressa contro i cibridi e solo 129 a favore. Parimenti, tra gli intervenuti ad un altro meeting organizzato dall'agenzia inglese, il 47% si è dichiarato contrario contro il 38% di favorevoli. Attribuire questi risultati alla modalità di arruolamento che richiama prevalentemente i gruppi maggiormente interessati al tema (pro o contro), non giustifica la pratica di enucleare coloro che sono in qualche modo favorevoli alla ricerca sugli embrioni per dimostrare che tra costoro il 60% è favorevole alla creazione di ibridi citoplasmatici. All'interno del gruppo randomizzato costituito da sole 44 persone, di risibile ampiezza statistica, la distribuzione iniziale di 18 favorevoli alla sperimentazione, 13 contrari e 13 neutrali, con una “frequente reazione d'istintiva repulsione”, è cambiata in 27 favorevoli e 5 contrari, ma questo solo dopo “avere fornito complete spiegazioni sulla natura e gli scopi del lavoro”.

Si tratta di un chiaro scorretto intervento sul campione, non compensato dalla presenza di informazioni chiare sui pericoli e sulla probabile fallibilità del progetto.


Data articolo: ottobre 2007
Fonte: pillole.org

http://www.ecplanet.com/canale/ricerca-8/Ricerca-50/clonazione+umana-/20/34325/it/ecplanet.rxdf

EMBRIONE UOMO-CONIGLIO

L'uomo-coniglio

di: Alessio Mannucci

Ricercatori britannici intendono chiedere l'autorizzazione per un esperimento che dovrebbe servire ad approfondire la conoscenza delle disfunzioni genetiche: creare in laboratorio un embrione uomo-coniglio, ottenuto da cellule umane e ovuli dell'animale. Una fusione trans-genetica che aiuterebbe la comprensione del complesso meccanismo che sta alla base di alcune malattie oggi incurabili.

Contro la proposta del professor Chris Shaw, neurologo al King's College di Londra, e del professor Ian Wilmut, il creatore della pecora clonata Dolly, si sono immediatamente scatenate le associazioni bioetiche che hanno definito “ripugnante” l'esperimento. L'embrione uomo-coniglio, argomentano gli scienziati, sarebbe indispensabile per ovviare al problema della cronica mancanza di ovuli umani. “La fertilità dei conigli è leggendaria - ha commentato il dottor Shaw - le uova di questi animali hanno molte più possibilità di generare cellule staminali”.

Producendo in laboratorio cellule staminali modificate affinché sviluppino quelle malattie di origine genetica che possono attaccare anche gli uomini, i ricercatori britannici si dicono sicuri di comprendere la dinamica molecolare che danneggia irreparabilmente le stesse cellule, e di riuscire ad individuare una cura adeguata.

La ricerca finora è stata sensibilmente rallentata dalla scarsità di ovuli “cavie” disponibili. Per ottenere il via libera da parte della i ricercatori dovranno dimostrare che la sperimentazione è indispensabile oltre che auspicabile; inoltre dovranno garantire che lo sviluppo dell'embrione non supererà le due settimane di vita, né tanto meno verrà impiantato in una donna (non sarà questo il vero programma ?).

Non è comunque la prima volta che la scienza ricorre all'utilizzo di ovuli di conigli per fini di laboratorio: già nel 2003 la dottoressa Huizhen Sheng della Scuola di Medicina di Shanghai aveva annunciato la creazione di cellule staminali prodotte seguendo il medesimo principio.

La fabbricazione di embrioni ibridi si basa sulla tecnica di fusione di cellule della pelle umana con ovuli di coniglio. Gli embrioni, che avranno una piccola percentuale di Dna animale, vengono quindi lasciati crescere in provetta per alcuni giorni prima di essere distrutti per ricavarne cellule staminali ed esaminare il difetto genetico che contengono. “Non supereranno mai le 200 cellule non avranno alcuna caratteristica umana”, ha enfatizzato Shaw.

In disaccordo Jospehine Quintavalle, dell'organizzazione Comment on Reproductive Ethics, che parla di “ripugnanza”: “La mia domanda è, cosa creeranno ?” semplicistico o volutamente ingannevole dire che stanno semplicemente creando cellule staminali. Per farlo, devono necessariamente arrivare alla fase in cui l'embrione è un blastocisti, devono creare un organismo vivente da cui trarre le nuove cellule. “Dev'essere per forza umano, per essere utile ai ricercatori".
http://www.ecplanet.com/canale/ricerca-8/Ricerca-50/embrioni-/20/22120/it/ecplanet.rxdf

COMMERCIO DI EMBRIONI

Commercio di embrioni

di: Alessio Mannucci



CLONATI EMBRIONI UMANI

Un'azienda californiana, la Stemagen di La Jolla, ha clonato cinque embrioni umani (lo studio è stato pubblicato sulla rivista specializzata Stem Cells). “Nessun altro gruppo era mai riuscito a far sviluppare tanto gli embrioni, né ha descritto con tanta precisione la tecnica usata”, dice il capo dell'équipe californiana, Andrew French.



Il gruppo californiano di French, per ottenere i 5 embrioni, ha prelevato 25 ovuli da 3 donne, sostituendo il loro nucleo originale con quello di altrettante cellule della pelle (nel 2005, un'équipe inglese aveva usato il nucleo di una staminale anziché di una cellula adulta). Per la prima volta è stato dimostrato che il trasferimento nucleare da cellule somatiche (SCNT) può creare embrioni umani al livello di blastocisti da cellule adulte differenziate. La possibilità di generare cellule staminali dal DNA è considerata una grande promessa terapeutica per il trattamento di malattie degenerative come il Parkinson e l'Alzheimer.

La notizia non è stata però accolta con grande entusiasmo dalla comunità scientifica. “Ormai abbiamo trovato altre vie per ottenere cellule staminali embrionali”, dice Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell'Istituto di Genetica Mendel a Roma, “alcuni esperimenti sono riusciti a far tornare bambine delle cellule adulte. Degli embrioni clonati non si sente più il bisogno”. L'esperimento a cui si riferisce Dallapiccola è dello scorso novembre, condotto all'università di Kyoto da Shinya Yamanaka, che è riuscito a far regredire una cellula adulta della pelle ai suoi stadi iniziali di sviluppo.



“Inoltre, ottenere un embrione non basta”, continua Dallapiccola, “non è detto che il clone sia in grado di fornire staminali”. E in effetti, gli embrioni creati in California sono andati distrutti dopo 5 giorni durante gli esami cui gli scienziati li hanno sottoposti.

EMBRIONI CHIMERA

Aveva già suscitato clamore e scandalo nel settembre scorso l'annuncio della sperimentazione dello scienziato Stephen Minger. L'accusa più diffusa era quella di voler creare mostruosi ibridi uomo-animaleda usare a piacimento per interessi economici, e poi destinati alla distruzione. Poi il silenzio, calato in attesa del via libera definitivo dall'Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA) britannica. Che è arrivato. «Sono davvero molto soddisfatto», ha dichiarato Minger. Saranno due, come annunciato, i centri autorizzati a creare gli embrioni chimera: il King’s College di Londra e l’Università di Newcastle. Come previsto dal protocollo di ricerca, sulla base del quale le due strutture potranno iniziare a eseguire le loro sperimentazioni, gli embrioni ibridi creati per estrarre le staminali verranno distrutti entro il 14° giorno di vita. E mai inseriti all'interno di un utero.



I ricercatori daranno dunque vita, legalmente, a embrioni chimerici inserendo il nucleo di una cellula umana nell'ovocita animale svuotato quasi completamente del suo patrimonio genetico. Gli embrioni sarebbero così per il 99, 9% umani e per lo 0,1% animali. L'utilizzo degli ovuli animali è volto a risolvere il problema della scarsità di ovuli umani per tentare di ottenere staminali, le cellule totipotenti in gradi di trasformarsi in qualsiasi tessuto umano. L'equipe di Stephen Minger del Kings College si concentrerà sulle malattie genetiche degnrative come l'Alzheimer e il Parkinson. I colleghi di Newcastle, guidati da Lyle Amstrong, cercheranno di capire i meccanismi ancora segreti delle staminali, ossia come riescano a mutare in qualsiasi tessuto.

Data articolo: febbraio 2008

http://www.ecplanet.com/canale/scienza-1/genomica-142/1/0/36965/it/ecplanet.rxdf